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Ho letto anche altri libri di
questo autore, ma la lettura di questo suo lavoro mi ha davvero impressionato.
La rivisitazione del mito di Teseo e del Minotauro fa parte della cultura
mitologica che gli dona il padre con i suoi racconti con i quali intrattiene il
piccolo Friedrich. Tuttavia, alla versione greca, l’autore aggiunge molta parte
dei suoi miti: quello dell’innocenza del mostro, mai consapevole di sé e dell’orrore
delle sue azioni, una visione del minotauro simile a quella romantica del buon
selvaggio.
Ci sono certe pagine, poi, come
quella della danza del mostro davanti agli specchi che ricoprono le mura del
labirinto o quella dell’amplesso con la giovane donna, che posseggono una forza
narrativa che mi è parsa impregnata della mitologia nibelunga.
Certo, non pretendo e non voglio
essere un critico e sono consapevole che le mie impressioni sono solo quelle di
un lettore appassionato, quindi inevitabilmente soggettive e fallaci. Comunque,
l’innocenza del minotauro viene esaltata dalla sua lotta con Teseo. La bestia
accoglie il nuovo essere con gioia e con l’acquisita consapevolezza di essere
meno rude nel suo rapportarsi con esso e, tuttavia, viene tradito da questi, da
Teseo, un tradimento che pone termine anche alla sua inconsapevolezza. così
come l’amore, anche la rabbia ha delle pagine di eccezionale potenza lirica.
C’è un tratteggio del comportamento del minotauro che egli deve aver visto con
l’occhio del pittore , prospettiva che sembra ispirarlo nel muovere sulla
pagina la belluinità del mostro. In tutto questo Teseo e Arianna escono
decisamente meno eroici rispetto alla lettura che, di questo mito, mi era
rimasto nella mia lettura giovanile. Comunque, la grandezza di uno scrittore è
qualcosa che nessuna scuola Holden potrà dare ai suoi salassati partecipanti, è
qualcosa che si possiede, oppure non si possiede.
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