I racconti che sono contenuti in questo libro, “Se tu fossi un cavallo” (titolo anche della prima novella brevissima) fanno riferimento al periodo che parte dalla naqba e va fino agli anni sessanta, alla naqsa, quando Israele, con la guerra dei sei giorni si annette i territori della Cisgirdania, le alture del Golan e il Sinai.
È un periodo terribile, un periodo nel quale i palestinesi comprendono che il loro status di profughi non ha un carattere temporaneo e occorre ricostruirsi una vita, delle relazioni sociali, dei rapporti economici. Un periodo nel quale le temde lasciano il posto a case di paglia e fango. Un periodo nel quale molti si trasferiscono, se ne vanno, come ha raccontato Kanafani in “Uomini sotto il sole”. È n periodo che viene raccontato mirabilmente anche da un’altra grande scrittrice palestinese: Sahar Khalifah.
Quello che Kanafani racconta è un periodo nel quale ogni speranza di futuro, cioè di un riconoscimento dell’identità del popolo palestinese, sembra vana.
In queste situazioni il problema della identità diventa un elemento fondamentale dell’opera di questo autore e la sua opera, anche per la sua militanza politica nell’OLP e in particolare nel Fronte Popolare di Liberazione della Palestina. E quanto le parole siano pericolose (è stato un ottimo scrittore di radiodrammi e giornalista) lo dimostra il suo assassinio da parte di israele
Tornando al libro, i racconti sono pieni di metafore e simbolismi che l’autore usa per esprimere pienamente tutto il dolore e la tristezza per la situazione nella quale è costretta il suo popolo.
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